Lo sviluppo della rete mobile. A che punto è davvero il 5G?

Uno degli argomenti di discussione più caldi, in tema di connettività e rete mobile, riguarda le reti 5G e relativi investimenti che gli operatori di TLC faranno nei prossimi anni, grazie anche al supporto dei fondi del PNRR. Se da una parte è scattato l’allarme negli ambienti a causa della gara per le isole minori andata deserta, costringendo il Governo a garantire i fondi per i futuri band e rassicurare Bruxelles, dall’altra l’interrogativo che ci si pone è sempre lo stesso: come mai la crescita della copertura 5G va così a rilento?

Mappa copertura 5G
Mappa copertura 5G

Viviamo in un Paese che, al di fuori delle grandi città, è colpito dal grosso problema del digital divide. Il 5G è presente a Milano e provincia, in alcune delle principali città del Nord, in parte a Roma e Napoli e qualche altra sparuta città del sud. Praticamente, nelle stesse zone dove ci sono ottime alternative in termini di fibra ottica da 1GB fino anche a 5GB. Pertanto, sembra essere come spesso accade, solo una questione di opportunità commerciali o di scelte politiche, più che di un vero sviluppo della rete ai fini di fornire il servizio di banda larga a tutti i cittadini.

Infatti in tantissime zone d’Italia, non arriva neanche una adsl decente, e nel migliore dei casi si parla di una FTTC. Questo comporta che l’utente che ha bisogno di banda larga si appoggi sulla rete mobile, e per questo motivo si sono moltiplicate le offerte sul mercato da parte degli operatori. L’utente però, spesso non conosce la differenza tra le offerte, limitandosi a guardare il prezzo per quantità di giga, e tralasciando altri dettagli che spesso fanno la differenza.

Ad esempio, le SIM più comuni degli operatori che fanno la gara del prezzo offrendo minuti, sms, e giga, sono le peggiori da acquistare, se pensiamo di usarle al posto di una adsl: sono infatti SIM VOCE, ottimizzate per telefonare, al quale viene abbinato un servizio dati di solito bloccato (“cappato”, in gergo) ad una velocità massima di 30 Mbps. Sono studiate per l’utilizzo mono utente su uno smartphone, e per questa funzione vanno benissimo.

Ma se un utente ha bisogno di usare la rete mobile (“internet senza fili”) per fornire connettività alla propria abitazione o al proprio ufficio perché l’adsl della sua area va fino a 20mbps, e la fibra non arriva, allora ha bisogno di una SIM DATI, progettata e ottimizzata per la connettività, da inserire in un router WIFI. Queste SIM DATI hanno banda tipicamente tra i 60Mbps e i 100 Mbps, su reti 4G. E se ci fosse la copertura 5G, potrebbero arrivare fino a 400 Mbps.

Qualcuno dirà che il 5G può arrivare fino 10 Gbps. E’ vero, ma solo dove ci saranno celle ad alte frequenza ed in gran numero, e non è questo il caso delle zone di digital divide. Forse proprio per questo motivo gli operatori non stanno facendo progressi nella costruzione delle reti 5G: in fin dei conti, i clienti che potrebbero accedere a questo servizio sarebbero sempre gli stessi, ovvero quelli che già utilizzano la fibra a 1 GB o più. Perché dovrebbe cambiare allora passando da una rete in fibra ottica ad una rete mobile aggiungendo, peraltro, inquinamento elettromagnetico?

In conclusione, servirebbe una spinta dal parte del Governo alla costruzione di reti 5G laddove manca la copertura in rame o in fibra. Ma la mappa della copertura 5G  dice che oggi le cose non stanno così.